di Armando Ruggiero

Statini da imbucare, libretti da far firmare, libri da fotocopiare: l'Università ai tempi della "carta"
BARI – Gli esami si prenotano online, i libri si studiano in formato pdf e il libretto lo si configura sull’app della facoltà. Il mondo universitario è decisamente cambiato negli ultimi 10 anni, adeguandosi, seppur con un po’ di fatica, a internet, smartphone e piattaforme web: nuove tecnologie che hanno facilitato e velocizzato le pratiche burocratiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per decenni però preparazione e svolgimento degli esami hanno funzionato in maniera completamente diversa. La “carta” dominava su tutto, rallentando l’iter universitario certo, ma rendendo la vita all’interno delle facoltà decisamente più “imprevedibile”, tra mille stratagemmi messi in atto per risparmiare sul costo dei libri, studiare il meno possibile e ottenere un voto più alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così come fatto in un altro articolo in cui ci siamo chiesti come ci si organizzava “una volta” senza l’uso dei cellulari, abbiamo quindi indagato sulla vita universitaria ai tempi di statini da imbucare, libretti da firmare e libri da fotocopiare. (Vedi foto galleria)

I libri cartacei e le fotocopie I libri su cui studiare le varie materie d’esame stanno diventando pian piano degli “ebook”, scaricabili in pdf da piattaforme messe a disposizione dai singoli professori e più spesso dalle associazioni studentesche. Chi vuole può naturalmente ancora comprarli cartacei, ma oggi è possibile risparmiare parecchi euro studiando direttamente sullo schermo di un pc.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima invece l’unico modo per evitare di spendere molti soldi per i testi era quello di fotocopiarli. C’erano copisterie che vendevano “sotto banco” i libri d’esame (in maniera illegale quindi) e chi invece produceva manuali “homemade”, approfittando magari di qualche parente che aveva in ufficio una macchina fotocopiatrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il che innescava all’interno delle facoltà un giro di libri duplicati– afferma Antonio, laureatosi nel 2006 in Economia e Commercio -. Tutti i volumi avevano infatti una loro copia che passava da studente a studente. Tranne però quelli scritti dai professori, il cui acquisto era “consigliato” se non si voleva incorrere in “brutte sorprese” durante l’esame. Una fastidiosa pratica che non è ancora del tutto sparita dal mondo universitario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E molto spesso il libro fotocopiato risultava già “studiato”, ovvero sottolineato e ricco di appunti aggiuntivi. «Il che non era per nulla un problema, anzi – rivela Marco, dottore in Economia nel 2000 -. Io quando decidevo di sostenere un esame mi mettevo infatti sempre alla ricerca di qualcuno che lo aveva già sostenuto a pieni voti. A quel punto gli chiedevo il suo libro usato o fotocopiato e studiavo su quello, attenendomi solo ed esclusivamente alle parti sottolineate. Insomma sfruttavo il lavoro fatto dal mio collega nel sintetizzare il testo, risparmiando  parecchio tempo. Del resto se lui aveva avuto 30, vuol dire che aveva capito quali erano i paragrafi più importanti del libro, quelli che poi il professore avrebbe chiesto all’esame. Questo metodo non mi ha mai tradito».  

Gli statini – Una volta studiato non restava altro che provare a sostenere l’esame. Oggi per prenotarsi a una sessione basta accedere all’app o al portale della facoltà selezionando il nome della materia e la data della prova. Mentre prima tutto avveniva manualmente, tramite l’utilizzo di uno “statino”.


Si trattava di un piccolo modulo da compilare con i propri dati e con cui ci si “riservava” un posto all'appello successivo. Andava letteralmente imbucato in una cassetta del dipartimento di riferimento, almeno cinque giorni prima dell’esame.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per farlo bisognava recarsi fisicamente in facoltà – sottolinea Giuseppe, laureatosi in Lingue nel 2005 -, il che rappresentava una perdita di tempo durante l’intenso periodo di studio. La consegna dello statino si trasformava però in una sorta di rituale: nel momento in cui si imbucava il modulo ci si impegnava infatti a presentarsi all’esame. Era una “promessa” che si faceva a sè stessi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta consegnati, gli statini venivano presi in custodia dalle segreterie, che li trasferivano ai docenti in sede di esame. C’era quindi un passaggio fisico e non virtuale e così, a volte, capitava che il modulo si perdesse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È ciò che è successo a me  - ci racconta Alessandro, laureatosi in Giurisprudenza nel 2004  -. Mi iscrissi all’esame di Economia Politica, vero e proprio spauracchio per noi universitari. La mattina venne fatto l’appello e la mia prenotazione non si trovava. Entrai nel panico. L’assistente del professore mi consigliò di venire all’appello successivo, ma io non volevo sprecare settimane di studio e così decisi di rimanere. Mi venne però detto che avrei dovuto aspettare tutti gli altri colleghi per sostenere la prova. Assistetti a più di ottanta esami, ma la mia pazienza alla fine fu premiata. Uscii con un 23: voto accettabile per quella difficile materia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il libretto universitarioIl libretto universitario oggi è uno strumento digitale messo a disposizione degli studenti in cui sono annotati tutti gli esami passati (segnati con un pallino verde) e quelli da sostenere (pallino giallo). Prima però questo documento era completamente cartaceo, con tanto di timbri che attestavano la frequentazione ai vari anni accademici, i voti dei singoli esami e le firme dei professori. Era il docente stesso, in sede di esame, a scrivere di suo pugno il giudizio e a convalidare con la firma la prova superata. 

Il libretto diveniva così il più prezioso degli oggetti che un universitario poteva possedere, la prova fisica del suo impegno. Ogni riga era lì ad attestare e a rammentare che quel dato giorno, magari dopo mesi di studio, si era riusciti a superare una difficile prova.

Un documento che alla fine del percorso universitario bisognava restituire in segreteria, anche se erano molti coloro che facevano in modo di conservarlo usando qualche escamotage.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Libretto che era “sacro” anche per i professori, che su di esso si basavano per comprendere la tipologia di studente che avevano davanti in sede di esame, condizionando spesso le loro scelte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Era un vero "curriculum vitae" che testimoniava il proprio percorso all’interno dell’Università e che veniva tenuto in grande considerazione dai docenti - conferma Marco -. Ricordo una volta in cui il docente di Diritto Privato era lì pronto a mettermi un 24, quando si accorse che agli esami precedenti non avevo mai preso meno di 28. Così disse che non poteva rovinarmi la media e aumentò la votazione di due punti. C’era poi chi ancor prima di proclamare il voto, guardava il libretto, faceva una “media mentale” e si adeguava ai suoi colleghi, evitando così di apparire come l’unico professore che metteva voti bassi. Perché il libretto “comandava”: era la carta d’identità di ogni universitario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Vito Petino - Lo statino non l'ho più trovato. Comunque al secondo anno, 1973/73, ho dovuto smettere per una impossibile frequenza assidua, dovendo conciliare lavoro quotidiano sui miei cantieri e impegni della numerosa famiglia...
  • Salvo - Negli anni 60 lo statino veniva consegnato al bidello con un rituale quasi religioso, accompagnato talvolta da una mancia, con la quale ci si accordava per il giorno e l’orario dell’esame. Con una mancia ulteriore, si poteva anche rinviarlo di qualche giorno. Lo stesso bidello procurava (con mancetta) sedie aggiuntive nelle aule strapiene (fisica per matricole di medicina, farmacia, biologia, scienze naturali). Con lo stesso bidello si condivideva (solita mancetta) la gioia di un esame superato. Insomma i bidelli, come i marescialli nell’esercito, avevano un ruolo importante: erano uomini simpatici, antipatici, affabili, scorbutici, con mille difetti e altrettanti pregi, ma erano comunque persone vere, ben diverse dai …portali online
  • Vingenzo - Terrificante...un modo di vivere l'universita' che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle. Spaventoso il commento sui bidelli universitari, una roba da paese fallito.


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